Musiche “da genitore”
Esistono molteplici canzoni dedicate ai figli nel panorama musicale italiano e straniero, segno dell’importanza – direi quasi della necessità – per i musicisti di mettere in note un amore così forte, una relazione così sconvolgente. Perché si sa, quando nasce un figlio, nulla è più come prima.
Sono talmente tante le cose che un genitore vorrebbe dire ad un figlio, che mi è risultato davvero complicato scegliere quali brani proporre per riflettere insieme su un tema così ampio e variegato com’è quello della genitorialità. Alla fine ho deciso di puntare i riflettori su un aspetto particolare che mi sta molto a cuore: l’importanza di educare i figli all’autonomia, di prepararli affinché siano in grado di vivere da soli. Del resto è questo il compito che come genitori abbiamo, anche se spesso rischiamo di dimenticarcelo!
Il permesso di essere se stessi
Nel brano A modo tuo, composto da Ligabue e cantato anche da Elisa, a mio parere emerge in modo chiaro l’importanza di non interferire con la vita dei nostri figli. Ciò che un genitore deve riuscire a fare, infatti, è preparare i figli alla vita, accompagnarli finché è necessario, ma poi essere capaci di comprendere quando è il momento di lasciare che scelgano la strada da percorrere e lasciare che lo facciano da soli.
Chiaramente farlo non è semplice come dirlo: può far male rendersi conto che la crescita porterà i nostri “cuccioli” sempre più lontano, ed è normale che sia così.
Sarà difficile
Ligabue, A modo tuo
Dire tanti auguri a te
A ogni compleanno
Vai un po’ più via da me
Questo nostro “dolore” (naturale, ma da superare!) non deve diventare una gabbia che impedisce ai figli di crescere e – soprattutto – non deve limitarli nella ricerca di ciò che vogliono essere. Ogni bambino ha il diritto di essere se stesso e, ancor prima, di scoprire chi vuole essere, come vuole vivere. E per quanto, da genitori, abbiamo il compito di aiutarlo a distinguere ciò che è bene da ciò che è male, non possiamo scegliere al suo posto: la libertà di fare “a modo suo” è un diritto inalienabile!
Lo esprimono benissimo questi versi:
A modo tuo
Andrai, a modo tuo
Camminerai e cadrai, ti alzerai
Sempre a modo tuoSarà difficile vederti da dietro
Ligabue, A modo tuo
Sulla strada che imboccherai
Tutti i semafori
Tutti i divieti
E le code che eviterai
Sarà difficile
Mentre piano ti allontanerai
A cercar da sola
Quella che sarai
C’è un altro tema importante che viene qui accennato, quello delle cadute. Per un genitore vedere un figlio sbagliare, cadere, farsi male è spesso molto difficile, diventa quasi un dolore fisico. Eppure per esperienza tutti noi sappiamo che quelle cadute sono necessarie per crescere, che senza alcuni errori non si riesce a comprendere quale sia la propria strada. E davanti a questi errori noi abbiamo un’unica cosa da fare: evitare di intervenire, magari per impedire che nostro figlio si faccia male, pur rimanendo sempre pronti a consolare, se ci viene chiesto.
Esserci
A questo proposito mi torna in mente un brano che in realtà non è nato per un figlio, ma che credo possa spiegare molto bene come un genitore (ed in generale un educatore) possa e debba stare accanto ad un figlio che cresce: Controvento di Arisa.
Il ritornello di questo brano canta:
Io sono qui
Arisa, Controvento
Per ascoltare un sogno
Non parlerò
Se non ne avrai bisogno
Ma ci sarò
Perché così mi sento
Accanto a te viaggiando controvento
Risolverò
Magari poco o niente
Ma ci sarò
E questo è l’importante
Acqua sarò
Che spegnerà un momento
Accanto a te viaggiando controvento
Mettersi in ascolto, ma non per offrire soluzioni; semplicemente esserci per il figlio, per fargli sentire una presenza sicura e accogliente. Ecco il ruolo di chi accompagna una persona nella crescita, ossia nella scoperta del proprio posto nel mondo. Chiaramente mi riferisco in particolare a chi ha figli già grandicelli, perché – per quanto questo atteggiamento sia utile sempre – quando sono più piccoli occorre anche intervenire più concretamente. In generale possiamo dire che un genitore dovrebbe essere una presenza che offre protezione e libertà allo stesso tempo: perché se da una parte il nostro compito è proteggere i figli dai pericoli, dall’altro è lasciarli liberi di assumersi delle responsabilità.
Evidentemente per riuscire a dar loro questa libertà bisogna aver fiducia nelle loro capacità. Ma ancor prima aiutarli a sviluppare quelle capacità, affinché possano metterle alla prova con una buona dose di sicurezza.
E, come canta Fiorella Mannoia in In viaggio, nel lasciare che i figli compiano il loro cammino, non bisogna mai dimenticare di dire loro:
Rivendica il diritto ad essere felice
F. Mannoia, In viaggio
Il dovere di insegnare
Questa canzone della Mannoia mostra molto bene come un genitore debba, ad un certo punto, restare a guardare un figlio che parte, cosa che però non vuol dire esimersi dal dovere di offrire insegnamenti ed indicazioni su come vivere al meglio la vita. Perché per quanto i figli debbano sempre essere liberi di scegliere autonomamente, sarebbe assurdo pensare che un genitore possa decidere di non dare dei suggerimenti basati sulla propria esperienza. E poco importa se non vengono ascoltati sul momento, sappiamo tutti per esperienza personale che prima o poi torneranno alla mente (anche solo per constatare di aver fatto esperienze diverse).
Sono quelle perle di saggezza che Simone Cristicchi – artista di una profondità unica – offre nella sua bellissima Abbi cura di me. Anche se neppure questa canzone non nasce per un figlio, il suo testo va a presentare così tanti aspetti dell’esistenza e ad offrire suggerimenti di vita così belli che potrebbero tranquillamente essere quelli di un genitore al figlio.
Come ogni testo di Cristicchi, è denso di significati e sfumature; ne scelgo solo tre per ragioni di spazio. La prima riguarda l’insegnare lo stupore e la meraviglia per le piccole cose, l’educare a cogliere il miracoloso che c’è nella quotidianità e – come logica conseguenza di questo – il dare importanza ad ogni singolo attimo presente. Se riuscissimo a trasmettere ai nostri figli questi messaggi, credo che loro vite sarebbero molto più serene.
Non cercare un senso a tutto, perché tutto ha senso
Anche in un chicco di grano si nasconde l’universo
Perché la natura è un libro di parole misteriose
Dove niente è più grande delle piccole coseÈ il fiore tra l’asfalto, lo spettacolo del firmamento
È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento
È la legna che brucia, che scalda e torna cenere
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non crederePerché tutto è un miracolo, tutto quello che vedi
S. Cristicchi, Abbi cura di me
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso, come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
Il secondo punto su cui mi soffermo è la visione che viene data del dolore come l’altra faccia della felicità, come esperienza da comprendere nell’altro e da attraversare fino in fondo nella propria vita. Anche qui torna quello che dicevamo prima sulla tentazione innata nei genitori di far di tutto pur di evitare che i figli soffrano: eppure il dolore è parte naturale della vita e se non insegniamo noi come affrontarlo e superarlo, chi potrà farlo?
Tu non cercare la felicità, semmai proteggila
È solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima
È una manciata di semi che lasci alle spalle
Come crisalidi che diventeranno farfalleOgnuno combatte la propria battaglia
Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stessoAttraversa il tuo dolore, arrivaci fino in fondo
S. Cristicchi, Abbi cura di me
Anche se sarà pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
Chiudo con la “preghiera” finale del brano, quella richiesta di cura che può sembrare insensata da parte di un genitore, specie alla luce di quanto detto finora. Eppure non c’è niente di più bello di un figlio che arrivi a poter ricambiare l’amore ricevuto dai genitori, prendendosene cura fin quando possibile. E forse arriverà il giorno in cui dovremo superare l’imbarazzo e il pudore e chiedere di essere amati così, quasi fossimo noi i bambini (magari facendolo noi stessi per primi con i nostri genitori).
Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andareAbbi cura di me
S. Cristicchi, Abbi cura di me