Quando l’insicurezza ci assale
A tutti è capitato, certamente più di una volta, di trovarsi più o meno consapevolmente a fare paragoni con le persone che si hanno accanto. E probabilmente a tutti è successo di aver pensato di “valere meno” di qualcuno di loro per uno o più motivi. Non di rado da questi paragoni può derivare un senso di insicurezza, più o meno profondo, che rischia di rendere difficile, per chi lo sperimenta, vivere serenamente i rapporti sociali oppure compiere scelte e prendere decisioni, indipendentemente dalla loro rilevanza.
Per quanto fare paragoni con gli altri possa in simili casi avere effetti deleteri, va detto che è abbastanza naturale agire in questo modo: lo facciamo praticamente tutti! Dipende dal fatto che la nostra identità prende forma anche attraverso il confronto con gli altri, al punto che, proprio nel confronto con gli altri, possiamo arrivare a decidere di migliorare alcuni aspetti di noi. Il problema è che il più delle volte ci dimentichiamo che le vite e le esperienze di coloro con cui ci confrontiamo sono ben diverse dalle nostre, ragion per cui sarebbe praticamente impossibile fare un paragone obiettivo ed oggettivo. Così come spesso e volentieri non riusciamo a fare quel passo di cui parlavo prima, ossia a trasformare il confronto in un motivo per impegnarci a raggiungere i risultati desiderati, lasciando che il senso di inferiorità rimanga un tarlo che rovina la capacità di godere di ciò che abbiamo, se non addirittura la capacità di renderci conto del valore che abbiamo. Con conseguenze varie a seconda della persona che si trova a vivere una tale situazione.
Ron Weasley ovvero l’insicurezza fatta persona
C’è un personaggio nella saga di Harry Potter che rappresenta magnificamente cosa significhi sentirsi insicuri e pensare di valere sempre un po’ meno di chi ha di fronte. Si tratta di Ron, sesto dei sette figli dei coniugi Weasley, un ragazzo simpatico e generoso, che arriva ad Hogwarts con il peso della povertà sulle spalle, peso che, unito alla continua esperienza di non sentirsi importante in una famiglia tanto numerosa, lo porta a considerarsi sempre un passo indietro rispetto agli altri.
Anche nei confronti di Harry Potter, che diventa immediatamente il suo migliore amico, Ron si sente a più riprese inferiore: l’invida per la sua popolarità non gli impedisce, però, di essere un amico sincero, costantemente al suo fianco, fatta eccezione per due momenti particolari in cui a prevalere è la sua insicurezza, un’insicurezza che lo acceca al punto da impedirgli di comprendere quello che sta accadendo e lo porta a travisare gli eventi e ad allontanarsi dai suoi amici. In entrambi i casi, però, torna sui suoi passi, dimostrando di essere capace di chiedere scusa, di comprendere i propri errori e di mettere a tacere i dubbi su se stesso.
Le vicende che coinvolgono Ron in questi due momenti – così come in altre occasioni – mostrano in modo chiaro quale sia l’unico antidoto all’insicurezza. Ron, come ciascuno di noi, infatti, ha bisogno di sentirsi riconosciuto come speciale, unico, importante, cosa che nel suo caso coincide con il togliersi dall’ombra di chi ottiene più attenzioni di lui per farsi notare in un mondo che non pare accorgersi della sua esistenza. In famiglia nessuno sembra dargli molto credito, al punto che la madre non sa nemmeno quale sia il suo colore preferito (e avendo due bambini posso dire che è difficile non accorgersene!); a scuola è “semplicemente” l’amico del ragazzo più famoso del mondo magico: apparentemente non possiede alcuna caratteristica in grado di renderlo speciale, tanto che il suo desiderio più profondo – così come emerge il primo anno di scuola grazie ad uno specchio magico – è proprio distinguersi dagli altri.
In questo ragazzotto dai capelli rossi è possibile osservare tutta la fatica che si fa per riconoscere il proprio valore e dar forma alla propria identità: una fatica che è di tutti, ma che per qualcuno – proprio come lui – è più imponente. Ciò che Ron non comprende, però, è che l’essenza del suo valore l’ha dimostrata sempre: dall’epica partita di scacchi giocata al primo anno, in cui si sacrifica per permettere ad Harry di salvare la pietra filosofale che Voldemort vuole rubare, fino al momento in cui, durante la battaglia di Hogwarts riesce ad aprire la Camera dei Segreti e recuperare le zanne del basilisco pur non parlando il rettiliano come Harry. Le caratteristiche speciali che lo distinguono dagli altri ci sono, da sempre, solo che nessuno si è preso la briga di andarle a scovare, compreso lo stesso Ron!
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Sentirsi unici
Credo che ognuno di noi si sia sentito Ron almeno una volta nella vita: a tutti è capitato in qualche momento di avere accanto persone brillanti che ci hanno oscurato, che sia stato per un attimo o per anni. Interrogarsi sul proprio valore in questi casi (ed anche in generale) è legittimo, così come è giusto voler ottenere di più, però è fondamentale non cedere alla tentazione di dar vita a paragoni che non hanno ragione di esistere, perché non sappiamo quali esperienze abbiano portato una persona ad essere ciò che è. Allo stesso modo è bene non ossessionarsi nella pretesa di possedere esattamente le stesse caratteristiche di chi ci sta accanto e che magari invidiamo perché sembrano più interessanti delle nostre (senza immaginare che qualcuno potrebbe invidiare allo stesso modo noi!).
Ciascuno di noi è unico!
Ciascuno di noi ha una storia unica, che non condivide con nessun’altra persona al mondo. Da questa storia prendono forma caratteristiche che per forza di cose sono uniche e che rendono speciale chi le possiede. Anche se nessuno ce lo ha mai detto, abbiamo il dovere di ricordarci – e di ripeterci quando lo dimentichiamo! – che siamo esseri inimitabili ed irripetibili, il cui valore non può essere messo in dubbio.
Questo non significa passara all’eccesso opposto e sentirsi superiori agli altri, ma riconoscere che ogni persona ha valore semplicemente perché esiste!
Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno e non siamo in gara con nessuno!
Ognuno ha la sua strada e la percorre con i propri tempi. Non dobbiamo cadere nell’errore di credere che il nostro valore si misuri nella quantità dei traguardi che tagliamo, nella velocità con cui li raggiungiamo o negli applausi che riceviamo.
L’unico compito che abbiamo è vivere al meglio la nostra vita, portare a compimento le nostre potenzialità e realizzare il meglio di ciò che ci è possibile raggiungere con i nostri mezzi. Per riuscirci è fondamentale imparare a guardare le nostre caratteristiche, non per paragonarle a quelle di altre persone, bensì per renderci conto della bellezza che portano alla nostra vita e che troppo spesso rischiamo di ignorare!
Compiti per casa
Come faccio spesso nelle sedute di terapia, vorrei chiudere questa riflessione invitandoti a porti alcune domande, con lo scopo di cominciare ad indagare in cosa potresti sentirti inferiore e quali aspetti di te rischi di non prendere in adeguata considerazione.
- Ti capita di sentirti da meno di amici/colleghi/conoscenti? In cosa pensi di essere inferiore?
- Ci sono qualità che ammiri o invidi ad altre persone e che credi di non possedere? Quali sono?
- Ti è mai stato detto che tendi a sottovalutarti? Ci sono qualità che tendi a considerare poco importanti, mentre secondo altre persone sono preziose?
- Ti è successo di sorprenderti davanti ad un complimento/riconoscimento? Quali caratteristiche che non pensavi di avere ti erano state riconosciute?
- Hai mai pensato che qualcuno potrebbe invidiarti? Ti è mai successo di essere invidiato? Per quali caratteristiche (chiaramente non mi riferisco a ricchezza o aspetto fisico)? Sei consapevole di averle e del loro valore?
- Cosa vuol dire per te essere unici e speciali?
Se vorrai condividere con me le tue riflessioni, sarò lieta di leggerle e risponderti!