Educare nell’equilibrio tra libertà e protezione
Dico sempre che la difficoltà e la bellezza dell’educare sta tutta nel trovare il giusto equilibrio tra il dovere di proteggere coloro che sono affidati alle nostre cure, specie se piccoli, e la necessità di insegnare loro a muoversi in libertà ed autonomia.
Il compito di chiunque abbia un ruolo educativo è, infatti, proprio fare in modo che coloro che accompagnano nella crescita raggiungano quella piena autonomia che permetterà loro di muoversi nel mondo in modo efficace e sano, “maneggiando” con sicurezza tutte le abilità che servono a tale scopo. Ma non è un compito facile!
La sfida di un equilibrio da inventare
E’ chiaro – ed assolutamente naturale – che chi accompagna la crescita abbia la tendenza a proteggere dai pericoli le persone a lui affidate. E questo vale in modo particolare per i genitori: proteggere significa in qualche modo amare, avere a cuore il bene di una persona e fare di tutto per evitare che viva qualcosa che possa danneggiarla, a qualsiasi livello. Il rischio che si corre quando la protezione diventa eccessiva, però, è che chi la “subisce” non ha modo di imparare a proteggersi da solo, ossia di comprendere ciò che gli fa bene e ciò da cui deve stare alla larga. Inoltre rischia di non mettere alla prova nemmeno tutte le altre competenze che servono per stare al mondo: in altre parole corre il pericolo di non imparare ad essere autonomo.
Proprio per questo ogni educatore, ancor più se genitore, ha il dovere di accompagnare chi gli cresce accanto a maturare tutte le capacità che gli serviranno nella vita, fornendo il riparo e il sostegno necessario affinché ciò avvenga al meglio, ma anche lasciando lo spazio necessario per mettersi alla prova, per sperimentarsi nell’utilizzo di quelle capacità in autonomia. Questo, chiaramente, non significa lasciare che vada per la sua strada strada senza curarsene, bensì imparare a stare a guardare e ad agire solo quando è necessario. Possiamo dire che significa equilibrare la protezione con la libertà: solo in questo equilibrio prende forma l’autonomia (e si evita una fuga ribelle verso una libertà eccessiva per riprendersi quella che è stata negata, ma senza la capacità di comprendere cosa è davvero buono per sé).
Potremmo dire che ogni azione educativa debba in un certo senso ricalcare quello che viene fatto naturalmente dai genitori quando insegnano ad un bambino a camminare: all’inizio si tolgono di mezzo tutti gli oggetti pericolosi e si cerca di sostenerlo fisicamente nei primi passi, affinché i muscoli delle gambe acquisiscano più forza, ma prima o poi viene il momento di togliere la mano e lasciarlo andare da solo. Cadrà, e non solo una volta; ma imparerà a rialzarsi e persino a correre! E come accade per il camminare, così avviene per tutto nella vita: come educatori abbiamo il prezioso e arduo compito di capire quando togliere la mano!
L’esempio dei Weasley
Andando a sbirciare nella saga di Harry Potter, i Weasley, famiglia di maghi purosangue eppure rinnegati dalla comunità magica fedele a Voldemort per le loro amicizie con babbani e mezzosangue (nonché con lo stesso Harry), ci forniscono un utile esempio di cosa significhi (e di come sia difficile) bilanciare libertà e protezione nella crescita dei figli.
I due genitori, infatti, si rapportano in modo decisamente diverso nei confronti dei loro 7 figli, andando ad incarnare ciascuno un piatto opposto della bilancia. Se da un lato Molly è la classica mamma-chioccia che vorrebbe proteggere i figli (ma Harry, che ama come un figlio) da ogni possibile pericolo, dall’altro Arthur è in grado di dare maggiore libertà ai suoi ragazzi. Non una libertà priva di protezione, però: Arthur, infatti, con il proprio atteggiamento dimostra che la cosa migliore da fare sia dare ai figli gli strumenti necessari ad affrontare anche da soli la vita, ovvero prepararli a vivere una libertà sana, metterli in condizione di fare scelte autonome, ma in cui non venga meno la capacità di proteggersi dai pericoli.
Il rischio che corre Molly è quello di non offrire lo spazio necessario per crescere nell’autonomia, uno spazio che invece Arthur riesce a ricavare, aiutato comunque dalla moglie a non perdere di vista l’importanza di non mettere i figli in situazioni di rischio dando loro più libertà di quella che saprebbero “maneggiare”. Bisogna tenere a mente, infatti, che non è sbagliata a priori l’intenzione di Molly di proteggere dai pericoli, eppure in alcuni casi ha rischiato di avere l’effetto negativo di far percepire una scarsa fiducia nelle capacità dei figli o di Harry di affrontare le situazioni. Quello che fa Arthur, offrendo un sostegno affinché quelle capacità possano svilupparsi, è allora il modo migliore per determinare il giusto equilibrio tra libertà e protezione.
Il fatto stesso che ci vogliano due persone per arrivare a tale risultato ci dice che non è affatto facile! Può succedere in qualsiasi famiglia che un genitore tenda ad essere più protettivo (e non è detto che sia sempre la mamma!) e l’altro offra maggiori libertà, così come può accadere che una situazione simile si presenti in altri contesti educativi. L’importante è riuscire a confrontarsi (come in parte fanno Molly ed Arthur) e trovare il giusto compromesso: solo in tal modo, infatti, è possibile spianare la strada verso una sana autonomia, in cui ogni persona diventa capace di prendersi cura di sé senza lasciarsi bloccare da inutili paure.
Di questa ricerca di equilibrio e di tanto altro parlo nel mio ultimo libro “Manuale di incantesimi per apprendisti educatori. Dalla saga di Harry Potter alcune piste di riflessione per accompagnare la crescita” (Edizioni Città Nuova), dedicato a genitori, insegnanti, animatori ed educatori di ogni tipo.
Dal 10 giugno lo trovi in libreria e negli store online.