#femminismopedagogico

“Bastava chiedere”: le donne e il carico mentale

Bastava chiedere: 10 storie di femminismo quotidiano” (Ed. Laterza) è un fumetto illuminante che la blogger, fumettista (nonché ingegnere informatico) Emma ha dedicato al carico mentale delle donne (e non solo).

Se hai un partner – e ancor più se hai dei figli – sono certa che hai ben chiaro di cosa sto parlando: di quella fastidiosissima frase che i partner tendono a usare quando noi donne sbottiamo sotto il peso delle mille cose di cui quotidianamente ci occupiamo. In quella risposta ciò che infastidisce è il fatto che si dia per scontato che sia la donna l’addetta all’organizzazione della casa.

Per quanto negli ultimi anni gli uomini abbiano imparato, infatti, ad assumersi molti compiti a cui qualche generazione fa non si sarebbero mai sognati di mettere mano – relegando le donne in una condizione praticamente servile, per chiamare le cose con il giusto nome – sulle spalle delle donne resta ancora intatto tutto il carico mentale dovuto alla pianificazione, anticipazione e gestione della gran parte del lavoro domestico.

Le donne, infatti, si fanno carico della visione d’insieme di quello a cui bisogna prestare attenzione e di ciò che bisogna ricordare di fare, elaborando ogni giorno una mole di dati impressionante (con l’evidente stanchezza che ciò comporta!), mentre la maggior parte degli uomini si limitano ad essere degli aiutanti che svolgono i compiti loro assegnati, senza fare il minimo sforzo per tenere a mente le tante questioni che quotidianamente richiedono attenzione per un buon andamento della vita familiare. E quando un uomo ha l’ardire di dire qualcosa del tipo «Potevi chiedermelo!», forse l’unica risposta valida è: «Perché tu non hai occhi per vedere di cosa c’è bisogno?».

La realtà però è proprio che in un certo senso è proprio così: gli uomini (non tutti, ma ahimè la maggior parte) non vedono di cosa c’è bisogno! E non perché abbiano qualche mancanza genetica, bensì a causa della diversa educazione che riceviamo e che condiziona il nostro modo di affrontare questioni come la cura della casa e delle persone che vi abitano.

La donna, infatti, non è geneticamente più brava a capire cosa c’è da fare in casa, così come l’uomo non è geneticamente più pigro o meno capace. Il problema è che veniamo educati in questo modo, dando a bambine e bambini incarichi diversi sin da piccoli e, ancor prima, anticipando già nei giochi le attività di cui ci si dovrà far carico in futuro: per cui le bambine imparano a gestire le mansioni legate alla cura delle persone e della casa, mentre i bambini possono dedicarsi a giochi senza dubbio più avvincenti e divertenti. Che poi è quello che spesso (per fortuna non sempre) si continua a fare da adulti, nell’incapacità – tanto maschile quanto femminile – di comprendere che nulla vieta agli uomini di farsi carico di un peso maggiore nella gestione domestica e nulla obbliga le donne a trascinarsi dietro un fardello così pesante… o forse qualcosa c’è, ma possiamo farne a meno!

Spesso le donne, infatti, pensano che farsi carico di tutto quello che c’è da fare sia il solo modo di sentirsi adeguate nel proprio ruolo di compagne, mogli e madri: un’idea che in alcuni casi nasce “semplicemente” dall’assenza di modelli sociali diversi, mentre in altri casi nasce da condizionamenti personali che traggono origine dalla propria storia.

Diventa allora importante per le donne imparare a guardare alle proprie necessità e ai propri diritti, indipendentemente da quello che la società ci vuol fare credere sia vero o da quello che abbiamo scelto di fare in passato pur di ottenere l’amore dei genitori. E diventa ancora più importante comprendere che guardare a sé non significa essere egoiste, bensì avere a cuore il proprio benessere, al pari del benessere dei nostri cari.

Un secondo passo necessario è avere un dialogo chiaro con i partner, per aiutarsi a dividere in modo equo i compiti domestici ma anche il pensare alle cose che sono da fare per la cura di casa, di se stessi e degli eventuali figli, senza dare per scontato che debba farlo la donna. Per riuscire in questa necessaria collaborazione è importante avere chiare le incombenze che più o meno quotidianamente vanno assolte in casa. Ad esempio: chi si occupa di ciò che riguarda l’alimentazione (dal fare spesa al cucinare) e il vestiario (lavare e stirare, ma anche sapere se c’è bisogno di fare acquisti)? Chi ha a mente la cura completa dei figli (scuola, attività extra-scolastiche, amicizie, gruppi WhatsApp…) così come quella della casa (spesa, pulizie, manutenzione…)? Chi gestisce gli aspetti burocratici (tipo le tasse) e i rapporti con le famiglie d’origine e gli amici?

Può essere utile allora mettersi a tavolino e vedere quanto ricade sulle spalle di ciascun partner e vedere se la distribuzione è equa o si può far qualcosa per migliorare. Il che non significa che ci voglia una rigida divisione dei compiti, bensì che è opportuno sapere che ci sono aspetti che rientrano maggiormente nell’area di competenza di uno piuttosto che dell’altro. Nulla vieta che si possa chiedere aiuto e sostegno quando necessario, ma senza pretendere che sia sempre la donna a tenere sempre a mente tutto quello che va fatto.

Per arrivare a questa situazione ottimale è necessario che gli uomini si impegnino maggiormente, smettendo di farsi carico solo dei compiti più elementari (magari facendo passare tale impegno come chissà quale grande azione), ma anche che le donne imparino a lasciar andare, il che è ben diverso dal delegare (che implica che il compito è per natura nostro).

Non è facendoci carico di tutto che dimostriamo di essere in gamba, è bene ricordarcelo e agire di conseguenza, perché anche noi abbiamo bisogno di respirare e di pensare al nostro benessere!

In questa direzione va il percorso di consapevolezza al femminile “Una stanza tutta per noi”, che parte il 18 settembre in versione online: 8 incontri per parlare della condizione femminile e di come ciascuna di noi vive il proprio essere donna. Scopri di più a questo link e iscriviti entro l’11 settembre per partecipare.

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