Vita di coppia

Noi siamo ok. Sentirsi ok all’interno della coppia

Ogni relazione è fatta di un io e di un tu. Ed hanno entrambi la stessa importanza.

Se apparentemente questa frase è così scontata da apparire inutile ribadirla, la realtà di molte coppie dice che non sempre le cose stanno così. Perché può succedere – e succede – che nella relazione uno dei due partner possa percepire di valere meno dell’altro oppure che uno dei due senta di essere superiore all’altro. Succede che uno dei partner possa sentirsi in dovere di proteggere l’altro o di sostenerlo, quasi fosse un bambino, così come può capitare che uno dei due senta quasi di dover pregare l’altro di restare e di dover dimostrare di meritare il suo amore.

A volte simili circostanze sono evidenti anche all’esterno, ma molto spesso si tratta di sensazioni che si muovono dentro le persone senza motivi apparentemente validi. questo accade perché nella relazione attuale portiamo i condizionamenti e le ferite delle relazioni precedenti, anche – e spesso soprattutto – di quelle con i genitori. E tali ferite vanno ad intaccare l’idea del nostro valore, quella che in Analisi Transazionale viene denominata Okness, ovvero la convinzione di andare bene così come siamo e che l’altro vada bene così com’è.


Per quanto sia vero che tutto ciò è normale, non è altrettanto vero che sia sano, tanto per i singoli partner quanto per la coppia. Da qui la necessità di prendersi del tempo per porsi alcune domande difficili, ma imprescindibili.

A tale scopo bisogna imparare a restare in contatto con noi stessi quando siamo insieme al partner, per chiederci come ci sentiamo in relazione a lui/lei: mi sento a mio agio oppure no mentre stiamo insieme? Mi sento accettata/o oppure giudicata/o?

Ma ancor prima è importante capire come ci rapportiamo con noi stessi mentre siamo in quella relazione:
quando sono con il partner, mi apprezzo (e mi voglio bene) per come sono? Mi permetto di essere autentica/o o mi costringo ad essere diversa/o da come sono realmente per fargli piacere?

Come già detto, infatti, ci sono coppie in cui uno dei due partner è portato a svalutarsi quando è davanti all’altro, oppure coppie in cui un partner ha uno sguardo giudicante sull’altro: in un rapporto sano, invece, è importante che ci sia totale accettazione di quello che l’altro è. Questo è ciò che in Analisi Transazionale viene definito come “Io sono ok, tu sei ok” e mi sembra utile notare che è l’unico modo di intendere il rapporto che presuppone una posizione di assoluta parità tra i partner, per cui nessuno è “meglio” o “peggio” dell’altro.
Porsi in questo modo nella relazione (non solo di coppia chiaramente) significa che quando siamo davanti all’altro dovremmo saper accettare noi stessi per come siamo e accettare l’altro per ciò che è. Significa non pensare che siamo inferiori né tantomeno superiori a chi abbiamo di fronte, così come non lo è l’altro. Ancora significa mettere al bando pregiudizi e stereotipi di genere (la donna è così, l’uomo è colì) e
accogliere il fatto che l’altro possa essere profondamente diverso da noi.

Proviamo a capire come si arriva a vivere così le relazioni: come già accennato l’idea che abbiamo di noi stessi e degli altri – così come i condizionamenti e le ferite relazionali – traggono origine dalle prime esperienze di relazioni significative, ossia quelle con i genitori. Da quanto sperimentato con i genitori, infatti, iniziamo a comprendere cosa aspettarci dagli altri: amore ed attenzioni oppure indifferenza e pericoli. Inoltre a partire da quei primi contatti sociali si possono creare 4 convinzioni su noi stessi e sugli altri:
1) Io sono Ok, tu sei Ok;
2) Io non sono Ok, tu sei Ok;
3) Io sono ok, tu non sei Ok;
4) Io non sono Ok, tu non sei Ok.
Queste convinzioni sono definite posizioni di vita e costituiscono degli atteggiamenti specifici che assumiamo e che sono determinati dal valore che si percepiamo in noi stessi e negli altri.

Chiaramente ogni posizione di vita determina un modo diverso di gestire il contatto con gli altri, anche nella coppia:
Io sono Ok, tu sei Ok: vado avanti con… È la posizione più efficace e positiva: quando si è in questa posizione si cerca di collaborare con l’altro per raggiungere insieme degli obiettivi, si prova gioia, si
è autentici, assertivi, affidabili e disponibili. In questa posizione la relazione è paritaria e caratterizzata da rispetto e reciprocità.
Io non sono Ok, tu sei Ok: vado via da… In questa posizione non ci si sente all’altezza dell’altro, ci si sente giudicati da lui e si preferisce stargli lontano. Oppure si assume il ruolo di vittima e si chiede all’altro di dire cosa va fatto. Sentimenti comuni sono la paura e l’istinto di fuga, ma anche la depressione e il
senso di inferiorità.
Io sono ok, tu non sei Ok: mi libero di… Quando si assume questa posizione l’altro viene accusato e svalutato, si ha la tendenza a dominare e disprezzare, ci si sente migliori degli altri, che vengono giudicati ed allontanati perché ritenuti incapaci. I sentimenti provati più spesso sono la rabbia e la presunzione. Il più della volte l’idea di sentirsi ok in questo caso va a coprire un più reale senso di inadeguatezza (io non sono ok) che non ci si dà il permesso di contattare
Io non sono Ok, tu non sei Ok: niente da fare con… Chi assume questa posizione si sente incapace ed incompreso in una relazione con una persona ugualmente incapace. Si sperimenta isolamento e indifferenza nei confronti degli altri. I sentimenti più comuni sono la tristezza desolata, la rassegnazione,
l’insoddisfazione e il pessimismo. Non ci si fida dell’altro e neppure ci si assume una responsabilità rispetto alla relazione.

Può succedere che in diversi scambi relazionali ci si ponga a partire da diverse posizioni di vita, in base a chi si ha di fronte o a quello che si sta sperimentando in un determinato momento della propria esistenza, ma di solito si ha una posizione di vita predominante in generale e una ben precisa all’interno del rapporto di coppia. Riesci ad individuarlo?

E’ importante comprendere se ci sentiamo di andare bene così come siamo o se sentiamo di non essere abbastanza nella coppia. E in secondo luogo è necessario interrogarsi su quanto quella sensazione sia legata al passato o al presente. Perché ognuno di noi va bene esattamente come è, ha valore solo perché esiste, proprio come ogni altro essere umano, ma non è raro credere che le cose non stiano così: se un simile pensiero nasce dalle esperienze passate, il partner può essere un buon alleato per superarlo, ma se è proprio il partner ad alimentarlo, allora è necessario rivedere qualcosa. Magari insieme, in terapia.

Una coppia, infatti, diventa luogo sicuro per i partner solo se entrambi possono sentirsi profondamente accettati e validati per come sono, ossia solo se entrambi possono sentire che vanno bene e non devono dimostrare nulla a nessuno per essere amati.

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