Educare al benessere

Insegnare a scegliere

Molti studiosi vedono nei giovani del nostro tempo una preoccupante difficoltà di compiere scelte definitive e individuano questa difficoltà più nella paura di perdere qualcosa di importante, che nell’incapacità di individuare mete precise. Sembrerebbe che a mettere in crisi i nostri giovani – definiti fragili e insicuri – sia la dimensione del rischio, connaturata ad ogni scelta, e non l’incapacità di capire cosa desiderano per sé. Per quanto spesso si tratti di giovani determinati e autonomi quando si muovono nel presente, quando bisogna immaginarsi nel futuro l’autonomia cede il passo all’incertezza.

Compito dell’educazione allora è da un lato fornire la mappa dell’attuale mondo nella sua complessità, dall’altro dare gli strumenti per orientarsi e trovare la propria strada nella naturale – e imprevedibile – evoluzione di quel mondo.

Le scelte

Albus Silente in “Harry Potter e la camera dei segreti” (J.K. Rowling) afferma: «Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano chi siamo veramente, molto più delle nostre capacità». E’ la frase che apre il mio primo libro, “La più grande delle magie” (Città Nuova, 2021), segno di quanto sia profondamente d’accordo con queste parole. C’è allora da chiedersi: cosa sono le scelte?

Secondo Domenico Simeone la scelta è un atto decisionale consapevole, volto ad individuare la direzione verso la quale muovere i propri passi per la realizzazione di sé. Essa è decisione, ma anche impegno e responsabilità: richiede allo stesso tempo l’esercizio della propria libertà (perché non c’è possibilità di scegliere al di fuori della libertà) e il far riferimento ad una norma (perché senza norma non c’è modo per discriminare tra alternative che sarebbero del tutto indifferenti tra loro). Senza libertà e senza responsabilità non c’è scelta e senza scelta non c’è modo di divenire l’artefice del proprio progetto esistenziale. E’ per questo che l’educazione non può tralasciare l’insegnare a scegliere e a scegliere alla luce di un progetto di vita che ognuno scrive per sé e alla luce dei valori che tale progetto vanno ad ispirare.

Credo fermamente che la nostra vita non sia determinata tanto da come/dove/quando nasciamo e cresciamo, quanto piuttosto dalle scelte che ogni giorno compiamo, tanto che possiamo comprendere e portare a compimento ciò che più autenticamente siamo solo attraverso le nostre scelte. Ma come si arriva a fare scelte di questa portata?

Orientare le scelte, progettare il futuro

Per fare le scelte giuste i nostri ragazzi hanno bisogno di una bussola che possa aiutarli ad orientarsi: questa bussola è data dai valori e dagli ideali in cui credono, i quali indicano la direzione da dare alla propria vita, dicono da che parte stare.

Non si può pensare di educare al di fuori dei valori, semplicemente perché non è concepibile una vita buona senza valori, così come non è concepibile una vita felice se non ci si comporta in modo coerente con ciò in cui si crede. I valori, infatti, sono quella bussola che oltre ad orientare le scelte quotidiane, permette di capire cosa può dare pieno significato alla propria esistenza, cosa può far sentire pienamente realizzati, dove si colloca il senso delle proprie giornate.

Costruire il senso della propria vita, individuare a cosa dedicare la propria esistenza (in sostanza quello che io chiamo trovare il proprio posto nel mondo) è probabilmente il compito più complesso che i nostri ragazzi si troveranno ad affrontare. Ed è qualcosa su cui la nostra società, così attratta dall’avere tutto e subito, tende a non far riflettere: siamo talmente impegnati a succhiare tutto quello che possiamo trarre da ogni singolo istante, da dimenticarci che la vita non deve e non può essere un susseguirsi di giornate che scorrono una dietro l’altra. Solo che saper stare nel qui e ora – per quanto fondamentale per il benessere globale di una persona – non può essere sufficiente: abbiamo bisogno di un respiro più ampio, di uno sguardo al futuro, di costruire quel futuro, dandogli un significato.

Scegliere i valori a cui ispirarsi e identificare il significato della propria vita è chiaramente un compito strettamente personale, in cui nessuno può pensare di sostituirsi a chi lo deve portare a termine. Eppure il ruolo di chi educa non è affatto trascurabile, sia come presenza accanto a chi cresce, sia come mezzo che trasmette un primo sistema valoriale di riferimento, che poi ognuno sarà libero di accettare, rifiutare o ricalibrare.

Il ruolo di chi educa

Ricordandoci che il compito di chi educa è preparare alla vita, fornendo le radici da cui i ragazzi possano trarre la linfa vitale necessaria per muoversi nel mondo, cosa possiamo fare per accompagnarli nell’imparare a fare scelte di senso?

Se da un lato chi accompagna la crescita ha il compito di aiutare i giovani a sapersi calare pienamente nel presente, non per consumarlo distrattamente, bensì per assaporarlo fino in fondo, dall’altro ha il dovere di spingerli verso qualcosa che vada oltre, che trascenda il presente e anche loro stessi, qualcosa che possa dare valore alle loro azioni e renderle significative. Non possiamo essere veri educatori se non siamo in grado di puntare – con la nostra esistenza, oltre che con le parole – verso un orizzonte di senso che trova fondamento nei valori che abbiamo scelto di fare nostri. Ciò che educa più di tutto sono, infatti, le nostre vite e le nostre scelte.

Questo significa che i primi a dover imparare a scegliere e a scegliere sulla base dei valori in cui crediamo siamo propri noi educatori! Siamo capaci di farlo? Questa è una riflessione a cui non possiamo sottrarci perché la risposta potrebbe andare a minare la nostra credibilità.

Evidentemente mostrare come si sceglie attraverso la concretezza della propria vita è di grande esempio, ma non è l’unico compito di chi educa, il quale ha anche il dovere di portare i ragazzi a riflettere sulle proprie scelte e sulle motivazioni che le animano, evidenziandone gli effetti nel presente e nel futuro e mettendoli a confronto con ciò che sono le loro aspirazioni e i loro desideri, ma anche i loro valori. Non bisogna aver paura di mostrare un modello, di indicare un ideale: i ragazzi ne hanno bisogno per comprendere in che direzione muoversi. Starà poi a loro comprendere come incarnare ciò che hanno scelto per sé, ma la scelta non è possibile in mancanza dell’idea di ciò che mi aspetta dall’altra parte. E forse è proprio questo che manca oggi, qualcosa che attragga dall’altra parte della scelta!

«Il compito primario di un educatore è quello di offrire la testimonianza di una umanità autentica e piena: non vivere al di sotto della propria umanità, non vivere contraddicendola, ma cercare sempre di esservi fedele»

P. Durrande
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