Perché lo psicologo si paga?
Di tanto in tanto nella mia attività di psicoterapeuta mi capita di incontrare persone che hanno voglia di intraprendere un percorso psicologico e che, nella stragrande maggioranza dei casi, ne avrebbero davvero bisogno, ma che finiscono puntualmente con il rinunciare quando comunico loro che tale percorso ha un costo.
Dal momento che non sono di certo la psicologa più cara del mercato, non credo che il problema sia relativo alle mie tariffe (che per giunta sono agevolate laddove ci sono evidenti problemi economici).
Di certo ci sono persone che presentano difficoltà economiche notevoli, che non potrebbero affrontare la spesa di una psicoterapia nemmeno con le tariffe agevolate, e per costoro fortunatamente esistono centri (come i consultori familiari) che offrono percorsi psicologici validi a prezzi molto ridotti, se non completamente nulli.
Molto spesso, però, a rinunciare a prendersi cura del proprio benessere mentale sono persone che non hanno gravi problemi economici. Persone che probabilmente preferiscono spendere i loro soldi in altro modo (e chiaramente hanno tutto il diritto di farlo!) o che, il più delle volte, non riconoscono la professionalità della figura dello psicologo e/o dello psicoterapeuta.
Ad ogni professionista la giusta retribuzione
Dopo una visita medica, soprattutto se si tratta di una visita specialista, a nessuno verrebbe in mente di chiedere di non pagare. Quando l’idraulico viene a riparare una perdita nessuno pensa che se ne andrà senza ricevere il suo giusto compenso. Lo stesso capita con avvocati, ingegneri, commercialisti ed altri professionisti che giustamente ricevono senza battere ciglio il corrispettivo del proprio lavoro (anche se poi magari dietro la porta ci si lamenta per il conto salato).
Quando si ha a che fare con psicologi e psicoterapeuti, però, c’è chi pensa che il nostro lavoro non debba essere retribuito o lo debba essere in misura minima. E le ragioni possono essere varie, motivo per cui credo sia giusto spiegare alcune questioni.
Innanzitutto, dal momento che la nostra è un’economia di scambio, ogni attività lavorativa che viene svolta, indipendentemente dalla sua natura, produce un valore che deve essere misurato in termini di danaro. Ciò vuol dire che è normale che la prestazione di un professionista della salute mentale, come quella di qualsiasi altro professionista, sia pagata in maniera adeguata. E se si considera che si tratta di una prestazione professionale qualificata (specie quando si parla di uno psicoterapeuta) è naturale dedurre che non possa costare come un pacchetto di caramelle!
Una/o psicologa/o studia per anni ed investe non poco in termini di tempo, impegno e denaro nella propria formazione prima di incontrare un paziente. Per 4 anni presta servizio come tirocinante durante la Scuola di Specializzazione (che viene dopo 5 anni di Università, un anno di tirocinio post-lauream e l’esame di Stato) e anche quando inizia a lavorare autonomamente si fa seguire da un supervisore (che va pagato) per essere certo di aiutare al meglio chi si rivolge a lei/lui. Per non parlare dei corsi e dei convegni cui partecipa per rimanere aggiornata/o (sempre pagando di tasca propria, perché noi non abbiamo case farmaceutiche che ci sponsorizzano, come accade a molti medici).
Mi pare più che giusto che ad un certo punto la/o psicologa/o di cui sopra desideri vedere un risvolto economico che dia senso ai sacrifici e agli investimenti fatti per formarsi!
Ma c’è di più!
Valore simbolico del denaro
Pagare le sedute dello psicologo, però, non ha a che fare solo con la giusta retribuzione di una prestazione professionale: presenta delle implicazioni a livello più profondo, perché il denaro ha una valenza simbolica che trascende il valore di ciò che con esso acquisto.
Per prima cosa dover pagare la parcella dello psicologo chiarisce le posizioni dei diversi protagonisti: chi chiede aiuto è colui che paga, chi fornisce aiuto sa che il paziente è motivato ed è disposto a farsi aiutare. Quando si fornisce un servizio di consulenza psicologica gratuita, invece, potrebbe succedere che debba essere lo psicologo a darsi da fare per attivare la motivazione della persona che si è rivolta a lui, la quale potrebbe dal canto suo assumere una posizione passiva, emotivamente distante, propria di chi attende che tutto il lavoro sia svolto dallo psicologo. Solo che le cose non stanno così: si cambia e si migliora solo se c’è la consapevolezza di un problema da risolvere, accompagnata dalla disponibilità a farsi aiutare e dalla volontà di mettersi in gioco.
In secondo luogo pagare le sedute con lo psicologo significa riconoscere che hanno un valore. Di più: significa riconoscere che quel percorso che è stato intrapreso è prezioso. E per ottenere qualcosa di prezioso bisogna investire, faticare, a volte perdere qualcosa. Di solito più si investe in qualcosa, più si ritiene che quella cosa abbia un valore significativo. Mentre quello che è gratis o a buon mercato rischia di essere ritenuto come privo di valore, e nello specifico di questo caso non professionale.
Infine se si paga vuol dire che chi mi sta ascoltando non è un amico. Con tutto il bene che possono fare gli amici, ci sono situazioni in cui una chiacchierata davanti ad un caffè non può essere realmente d’aiuto, perché occorre un intervento specialistico. E quell’intervento si paga! Proprio perché va oltre un’amicizia e supera i condizionamenti e i tabù che sono propri di una relazione amicale. Proprio perché è ciò che può dare alla persona quello di cui ha realmente bisogno.
Tirando le somme
Con questo non voglio dire che le consulenze psicologiche gratuite offerte ad esempio nei consultori siano poco professionali. O che chi si fa pagare molto sia matematicamente lo psicoterapeuta più in gamba che ci sia.
Per fortuna non tutti gli psicologi e psicoterapeuti applicano le stesse tariffe e per fortuna ci sono quelli che tengono conto della situazione economica dei propri pazienti. Il che implica che si possa scegliere il proprio terapeuta anche in base al prezzo (anche se non può essere l’unico parametro di scelta!).
Ma bisogna ricordare che un professionista serio e preparato conosce il valore di quello che offre e non accetta di svendersi: andare incontro alle difficoltà economiche di chi ha bisogno di aiuto non deve e non può coincidere con il calpestare la propria dignità professionale. E credo che sia bene ricordarlo quando si cerca un aiuto psicologico!