I 4 cavalieri dell’Apocalisse nella coppia: quelle presenze che segnalano un problema
Tutte le coppie si trovano ad affrontare dei momenti di difficoltà, legati ai motivi più svariati: alcune coppie ne escono ancora unite (se non ancora più unite di prima), altre invece non ce la fanno ad uscire dalla crisi e “scoppiano”. Ciò che sorprende, però, è che spesso non è la gravità della crisi a determinarne l’esito, per cui una coppia che affronta un grande problema non si separa, cosa che invece può accadere a chi litiga per delle inezie.
Apparentemente ciò va contro ogni logica, perché dovrebbe essere più facile affrontare piccoli screzi che grandi difficoltà. Eppure c’è un motivo per cui le cose vanno diversamente. E c’è uno psicologo che lo ha reso evidente.
Questo psicologo si chiama John Gottman ed è un ricercatore e clinico americano, docente all’Università del Wisconsin, che per quarant’anni ha fatto ricerche sulle coppie per trovare indicatori che aiutassero a prevedere la possibilità di divorzio o di stabilità coniugale.
Quello che ha scoperto è che il motivo per cui una coppia si separa o meno non va cercato solo nel come e nel perché una coppia litiga o comunque affronta una crisi, bensì nel modo in cui quella coppia si è inventata e re-inventata nel tempo. In particolare i matrimoni stabili nel tempo sono, secondo Gottman, quelli in cui i partner hanno imparato a riconciliarsi con successo dopo uno scontro.
A lasciar prevedere, invece, la fine di un rapporto sono, sempre secondo Gottman, quattro fattori che egli denomina i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, come gli annunciatori biblici di rovina e morte. Essi si presentano solitamente, anche se non obbligatoriamente, in una sequenza tipica. Vediamo insieme quali sono, in quale ordine compaiono e come evitare che rovinino le nostre relazioni di coppia.
Primo cavaliere: la critica
Il primo cavaliere che bussa alle porte di una coppia è solitamente rappresentato dalle critiche. Esse si manifestano in affermazioni come: “Sei pigro”, “Sei egoista”, “Sei incapace di prenderti cura di te/me/la casa/i bimbi…”
Può succedere a tutti di criticare ogni tanto il partner, senza gravi conseguenze. Andrebbe evitato, ma la relazione di coppia può sopravvivere se si tratta di un atteggiamento sporadico e contestualizzato. Quando invece simili affermazioni diventano molto frequenti e i due partner non riescono ad usare un linguaggio alternativo per esprimere il proprio malcontento ed il proprio malessere, finendo per addossare la colpa di qualsiasi problema ai presunti difetti caratteriali dell’altro, la relazione di coppia risulta danneggiata.
Logicamente in una coppia ci possono essere diverse caratteristiche dei partner che creano un certo malcontento e che possono suscitare lamentele. Il punto è che bisognerebbe comunicarle in modo costruttivo, ossia evidenziando il proprio stato d’animo di fronte ad un certo comportamento e chiedendo di modificarlo in modo specifico, quando possibile (“Io mi sono sentito/a poco considerato/a quando ieri ti sei dimenticato/a che dovevi accompagnarmi dal dentista e vorrei che lo tenessi a mente per la prossima volta”). La critica, di contro, è distruttiva perché va a colpire l’intera persona e il suo modo di essere, non un singolo comportamento; inoltre chi critica utilizza generalizzazioni come mai o sempre (“ti dimentichi sempre i miei impegni” “non vuoi mai accompagnarmi”), senza precisare le situazioni concrete in cui è accaduto qualcosa. Questo modo di parlare deresponsabilizza totalmente chi esprime la critica, che addossa tutte le colpe al partner, il quale proverà un naturale risentimento.
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Secondo cavaliere: il disprezzo
Il secondo Cavaliere si manifesta nel disprezzo. Il partner che disprezza si comporta con superiorità, prende in giro l’altro, spesso ricorre al sarcasmo, distruggendo la relazione e logorando mente e corpo di chi vive sotto attacco.
Da dove si origina il disprezzo? Dai pensieri negativi sul partner che una persona custodisce nella propria mente e che si trasformano in disgusto nei confronti dell’altro. Logicamente una relazione basata su simili sentimenti non può essere felice.
Come si esprime? Attraverso la derisione di alcune caratteristiche o comportamenti del partner o la svalutazione del suo essere. Chi disprezza è cinico e sarcastico, inoltre tende a sminuire anche gli aspetti positivi. Usa frasi tipo “Poverino/a! E adesso come farai? E’ solo la solita scusa per non accompagnarmi!”. Inoltre spesso rivolge gli occhi al cielo o fa smorfie con il viso; e queste espressioni del volto non fanno altro che aumentare la distruttività del messaggio.
Inoltre è stato scoperto che le manifestazioni di disprezzo influiscono direttamente sul sistema immunitario di chi ne è oggetto, al punto che il numero di messaggi di disprezzo che un partner subisce nel corso di un litigio della durata di circa 15 minuti può predire il numero di malattie infettive (influenze, raffreddori, etc.) delle quali si ammalerà nel corso dell’anno successivo.
Terzo cavaliere: l’atteggiamento difensivo
Il terzo Cavaliere fa riferimento al ritirarsi sulla difensiva, assumendo il ruolo della vittima innocente, come conseguenza delle critiche e del disprezzo subiti.
Ritirarsi è un atteggiamento normale di fronte alla critica o al disprezzo. A volte poi sembra la migliore soluzione possibile in una situazione di conflitto, perché il partner che si ritira crede di attenuare lo scontro evitando di rispondere agli attacchi. Tuttavia le ricerche dimostrano che questo approccio raramente raggiunge l’obiettivo desiderato, perché chi assume un atteggiamento difensivo di fronte alle critiche altrui si cuce spesso addosso il ruolo di vittima innocente. Ciò di frequente innesca una dinamica nociva per la coppia, in quanto la vittima presta il fianco a nuove critiche ed ulteriore disprezzo.
Affermazioni del tipo “Perché mi tratti sempre male?”, infatti, rivelano la presenza di un atteggiamento di sottomissione proprio di chi si pone come vittima innocente, il quale elicita disprezzo e critica nel partner. In un certo senso è come se la persona vittima chiedesse ulteriori critiche, logicamente in modo inconsapevole, perché è l’unico modo in cui sente di essere riconosciuta all’interno della relazione. Come se non fosse abituata ad essere apprezzata e valorizzata, mentre i due partner dovrebbero sempre dedicarsi del tempo per notare ed elogiare le capacità, le competenze e le caratteristiche positive l’uno dell’altro: è nutrimento per la relazione.
Quarto cavaliere: l’ostruzionismo
Il quarto ed ultimo cavaliere è l’ostruzionismo, che consiste nell’escludere il proprio partner, prendendone le distanze a livello fisico e diminuendo le risposte verbali che gli vengono rivolte, diventando una sorta di muro.
Chi fa ostruzionismo diventa quindi impenetrabile, si “chiama fuori” dalla relazione, non è interessato a quanto accade, usa la strategia del silenzio per non dover esporre le proprie ragioni. Diventa una statua con la quale non è possibile alcun tipo di confronto.
Nella maggior parte dei casi l’ostruzionismo è la conseguenza di una discussione altamente conflittuale, anche se può succedere che tale modalità comunicativa sia usata di tanto in tanto da tutte le coppie. Ciò che permette di distinguere le coppie felici da quelle infelici è la capacità di riparare all’ostruzionismo momentaneo e, più in generale, alle liti affrontando le problematiche, tentando di comprendere il punto di vista di ciascun partner e i relativi sentimenti, approfondendo le cause dello scontro e assumendosi ciascuno le proprie responsabilità. Tutto questo non avviene nelle coppie infelici, che restano molto più a lungo chiuse nel silenzio, incapaci di ridefinire ciò che ha causato il problema.
Non è facile penetrare il muro dell’ostruzionismo, motivo per cui è difficile per il partner chiarire una situazione ed andare oltre. Ma è possibile evitare di arrivare a questo punto di rottura non cadendo vittime degli altri tre cavalieri.
Al riparo dall’Apocalisse
Come già detto, ciò che differenzia una coppia stabile da una coppia che potrebbe divorziare/separarsi è la capacità di mettere in atto un efficace movimento di riparazione a seguito di una crisi. Quando questo tentativo ha successo, la coppia ha buone possibilità di mantenere salda la propria unione.
In cosa consiste un movimento di riparazione? In ogni sforzo compiuto dalla coppia per allentare la tensione legata alla crisi, senza però negarla o soffocarla: ad esempio riconoscere la propria rabbia e rimandare un chiarimento, oppure mettere in pausa la discussione e assumere l’impegno di parlare in un momento specifico, per darsi il tempo di calmarsi.
Riparare significa anche in molti casi imparare a “disinnescare la bomba” che potrebbe scoppiare con una lite violenta. Il che non deve però coincidere con il silenzio sui problemi esistenti, ma con la capacità di affrontarli in modo costruttivo. Ossia senza paura di guardare in faccia quello che sta accadendo e i motivi che ne sono l’origine, impegnandosi insieme a raggiungere un compromesso che permetta di superare il conflitto, imparando a comprendersi e ad empatizzare con il partner per dar vita a nuove prospettive e nuove modalità di essere coppia.
Soprattutto disinnescare deve coincidere con la capacità di evitare che ogni discussione (perché inevitabilmente le coppie si trovano ad affrontare delle discussioni) diventi una lotta per la supremazia all’interno della coppia. Anche perché nella coppia non dovrebbero esistere rapporti di supremazia, ma assoluta, e reale, parità!
Secondo Gottman esiste una proporzione precisa per mantenere una relazione soddisfacente: per ogni interazione negativa ci devono essere almeno cinque interazioni positive affinché venga posto rimedio al negativo. In tal modo, riparando le situazioni conflittuali, la coppia ha modo di evolvere insieme… ed è proprio questo che rende la coppia stabile!