Il “potere” del femminile
Credo sia di fondamentale importanza proporre modelli femminili “alternativi”, a cui donne giovani – e meno giovani – possano ispirarsi nel dar vita al proprio modo di stare nel mondo, soprattutto quando iniziano a sentire come troppo stretto il modello femminile “classico” e quando hanno ambizioni più grandi di quelle che in quel modello sono ammesse. L’ho già detto in questo articolo (in cui ho presentato come modello femminile di autenticità la figura di Luna Lovegood), lo so, ma ritengo utile ribadire questo concetto perché sono ancora poche le alternative che ci vengono offerte, cosa che ha per conseguenza una certa difficoltà nel definire come si vuole interpretare il proprio essere donne e donne che sanno farsi valere!
Viviamo un tempo in cui è ormai chiaro che l’immagine della donna vista esclusivamente come angelo del focolare e pilastro della famiglia sia passata di moda (per quanto non ci sia nulla da ridire se una donna decide liberamente di incarnarla), così come appare tramontare – e direi per fortuna – l’idea della donna-oggetto, caratterizzata solo da una sensualità prorompente che deve essere costantemente ostentata per ottenere attenzione. Abbiamo imparato a conoscere e riconoscere la potenza ed il potere – inteso nel senso più ampio del termine come possibilità di autodeterminarsi – delle donne e a non vergognarci di desiderare qualcosa che vada oltre dei cliché che hanno fatto il loro tempo, ma poi corriamo il rischio di snaturarci nel cercare di incasellarci in nuovi rischiosi ideali di femminilità, fin troppo spesso eccessivamente simili ad una mascolinità tossica.
Diventa allora necessario avere modelli che ci indichino chiaramente che l’unica cosa da fare per vivere in modo sano la nostra femminilità sia scoprire chi autenticamente siamo e possiamo aspirare ad essere, accogliere quella chiamata ad essere donne in modo unico e irripetibile che ognuna di noi riceve e sviluppare in pienezza ciò che abbiamo scelto di essere! Sarebbe inutile e dannoso pensare che tutte le donne abbiano precise caratteristiche che è possibile rintracciare con puntualità in ciascuna di noi: siamo diverse le une dalle altre e il nostro compito è portare a realizzazione ciò che personalmente siamo e sentiamo di poter essere, senza porci limiti legati al genere di appartenenza.
Proprio come fa Hermione Granger, la migliore amica di Harry Potter, “la strega più brillante della sua età”, ragazza studiosa e sensibile di origini babbane (nessuno dei suoi genitori possiede, infatti, poteri magici), che non rinnegherà mai né le proprie origini né le proprie peculiarità, e che attraverso esse saprà mostrare a tutti di che pasta è fatta.
Trovare il proprio posto
Ci sono diversi motivi per cui credo che Hermione (quella dei libri della Rowling, non la sua versione cinematografica) possa porsi come modello femminile valido: uno è che alcune delle sfide che lei si trova ad affrontare ad Hogwarts sono sovrapponibili a quelle che anche noi quotidianamente viviamo nella realtà.
Ad esempio lei si trova improvvisamente catapultata nel mondo della magia, senza averne nessuna conoscenza precedente e si trova ad essere uno dei pochissimi studenti che hanno entrambi i genitori babbani, con tutti i pregiudizi che questo comporta, specie tra alcuni maghi. Quando arriva ad Hogwarts deve trovare il proprio posto in un mondo che fino a qualche tempo prima nemmeno sapeva che esistesse e, anche se forse non lo avrebbe ammesso neanche a se stessa, scommetto che più di una volta sia sia sentita diversa ed estranea, che in più di un’occasione possa aver avuto paura di non possedere gli strumenti per essere alla pari degli altri. Ma Hermione non si fa scoraggiare e per mettere a tacere quelle paure impara a memoria tutti i manuali scolastici, metodo che però ben presto le attira le antipatie di quasi tutti gli altri studenti. E solo per una pura casualità diventa in poco tempo la migliore amica di Harry Potter e Ron Weasley.
La cosa che mi piace di Hermione in questo doversi adattare ad un mondo totalmente nuovo, da cui rischia di essere emarginata, è che lei non si lascia intimidire dalla sfida e non indossa maschere per affrontarla: si mostra per quello che è, non cerca di cambiare solo per risultare gradevole e simpatica. Anche quando inizia a stringere amicizia con Harry e Ron, non altera la propria natura per evitare che loro si allontanino nuovamente! Proprio come Luna, lei resta sempre se stessa, non ha paura a farsi vedere per ciò che è e proprio in virtù di questa autenticità conquista un posto di tutto rilievo nelle vicende di Hogwarts.
Come donne mi pare che molto spesso anche noi facciamo fatica ad integrarci e rischiamo di essere emarginate in un mondo in cui non sempre sembra esserci posto per noi e per le nostre ambizioni: tutti sono pronti a giudicarci per quello che scegliamo di fare e di essere, così come per quello che scegliamo di non fare e non essere. Può sembrare che sbagliamo qualunque cosa facciamo, che non siamo mai abbastanza, che non riusciamo mai ad incarnare gli ideali che altri hanno scelto per noi. In tal modo diventa pressoché impossibile non solo trovare il proprio posto nel mondo, ma anche capire chi davvero possiamo aspirare ad essere.
In questa sfida Hermione si fa modello nell’indicarci che non dobbiamo permettere a nessuno di dire chi o cosa dobbiamo essere o di additarci come sbagliate ed inferiori per le scelte che abbiamo fatto. Anche se rischiamo di non essere comprese o accettate da tutti, proprio come lei, abbiamo il dovere morale nei nostri confronti di ascoltare solo noi stesse, per portare a compimento la nostra identità e dare piena realizzazione alle nostre qualità, senza paura di mostrarci per quello che realmente siamo. Solo così possiamo trovare il posto (fisico e metaforico) in cui stare davvero bene!
Rispettare il proprio modo di essere
L’ho già anticipato: Hermione non tradisce mai la propria identità. Arriva ad Hogwarts con la passione per lo studio e la lettura e le mantiene anche se è poco apprezzata dagli altri… almeno all’inizio, perché in breve tempo Harry e Ron scoprono che avere un’amica studiosa è un gran vantaggio quando si ha poca propensione per i libri! Ha imparato dai genitori che le regole esistono per essere rispettate e, pur diventando man mano meno rigida nel tempo su questo punto, non smetterà di osservarle, a patto di condividerle e ritenerle giuste! Cambia nel tempo, evolve, ma non perde il contatto con la propria essenza, non si snatura mai.
Anche noi siamo chiamate a dar forma alla nostra identità e a custodirla.
Chiaramente dare forma a noi stessi è un percorso che dura per tutta la vita, perché ogni giorno possiamo essere poste di fronte a situazioni in cui ci è dato modo di definire chi siamo e chi vogliamo essere attraverso le nostre scelte. Ma c’è un nucleo che resta invariato, il fulcro di ciò che siamo, che poi è quello da cui possono originarsi le scelte e le decisioni attraverso cui la nostra identità si esprime. Ecco quel nucleo abbiamo il dovere di custodirlo!
Può succedere di voler cambiare anche nel profondo, è vero, ma una volta individuato chi autenticamente siamo non possiamo tradire quell’identità, pena il perdere il potere di dar voce a noi stesse.
Non è facile, quanto meno non sempre e non per tutte: gli inviti a cambiare uno o più aspetti del nostro essere pur di avere “successo” (qualsiasi cosa ciò significhi per ciascuna di noi) sono tantissimi e a volte “cedere” non sembra qualcosa di particolarmente grave. Ci diciamo che è qualcosa di temporaneo e di limitato ad una certa situazione, ma sarebbe impossibile non risentirne: anche perché se noi per prime non mostriamo rispetto per quello che profondamente siamo, difficilmente possiamo aspettarci che gli altri lo facciano. Ma se noi difendiamo la nostra identità, incuranti di chi vorrebbe incasellarci nelle proprie idee, allora possiamo esigere da tutti quel rispetto che noi per prime dimostriamo di avere nei nostri confronti.
Hermione ci insegna proprio questo, che non vale la pena scendere a patti con nessuno, perché custodire ciò che siamo vale molto di più dell’ammirazione altrui, del successo sul lavoro o di una vita patinata!
Curare la sensibilità e l’attenzione all’altro
Ci sono altre due caratteristiche di Hermione che amo particolarmente e che sono a mio parere tipiche di un certo femminile che negli ultimi anni pare non trovare più posto: la sensibilità che mostra nei confronti del destino degli elfi domestici, gli abitanti più deboli del mondo magico (a favore dei quali fonda un associazione) e la capacità di riconoscere le emozioni altrui, cercando di dare dei buoni consigli per prendersene cura (lo vediamo con Harry, con Ron e sua sorella Ginny, ma anche nei confronti di Cho, una ragazza di cui Harry è innamorato).
Non voglio dire che tutte le donne abbiano o debbano avere eccelse capacità empatiche, né che tutte debbano incessantemente lottare per i diritti altrui: come ho già detto siamo diverse, incarniamo qualità diverse e possediamo sensibilità diverse. E’ normale che sia così e non sarebbe giusto voler incasellare le donne in nessuno schema, neanche uno positivo.
Eppure ho idea che tali caratteristiche – di certo in misura diversa – siano in qualche modo presenti nella maggior parte di noi, probabilmente anche a causa dell’educazione che riceviamo e come effetto di un vissuto millenario di sopraffazione di cui siamo vittime. Questa esperienza radicata nella storia femminile, infatti, facilmente ci porta a possedere una maggiore sensibilità, la presenza della quale non deve farci sentire deboli o inferiori rispetto agli uomini, i quali secondo stereotipi ormai superati ne possiederebbero in quantità minore (soprattutto quegli uomini che possiedono la forza e le capacità per “arrivare ai vertici”).
Ho idea, infatti, che voler cancellare a tutti i costi questa maggiore sensibilità femminile per poter farsi spazio tra gli uomini nelle posizioni di prestigio (come è capitato spesso in passato e come capita purtroppo ancora oggi, anche se di meno) equivalga a sminuire l’apporto che la donna può dare al mondo: credere che per arrivare ai piani alti significhi dover imitare gli uomini – e alcune caratteristiche non propriamente ammirabili degli uomini – è come dire che le donne devono imitare gli uomini per avere valore, che avere attenzione agli altri rende deboli e o che certe caratteristiche tradizionalmente considerate femminili sono inadatte a chi “comanda”. In nome di queste idee totalmente irrazionali abbiamo sacrificato per anni l’anima femminile, ma soprattutto abbiamo privato la società di una diversa visione delle cose di cui per natura siamo portatrici. Il femminile non è contrapposto al maschile, è complementare ad esso e può completarlo, se non lo mortifichiamo.
Hermione è una strega potente, intelligente, di successo (diventerà Ministro della Magia), ma di certo non per questo è meno femminile o meno sensibile a chi le sta attorno. E con il suo modo di essere se stessa anche in questo aspetto, dice chiaramente che non dobbiamo dimenticarci che come donne possiamo offrire tanto al mondo e che le nostre capacità empatiche rappresentano una risorsa preziosa che può renderlo più bello. Non solo: Hermione di insegna che possiamo esprimere tutto il nostro potere senza snaturare il femminile che è in noi e che possiamo essere qualsiasi cosa senza dover imitare il modo in cui lo sono gli uomini!
Ti lascio allora alcune domande per riflettere:
– Come incarni il tuo essere donna? Con quali caratteristiche lo definiresti?
– Quali limiti senti che l’essere donna ti pone?
– C’è il modello a cui senti di poterti ispirare?